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Mohammed V e gli ebrei marocchini

'Noi ebrei marocchini siamo stati salvati da re Mohammed V. E' grazie a lui se in Marocco la Shoah non c'è stata". Tiene a ricordarlo alla vigilia del Giorno della Memoria il rabbino Yousef Haddad, esponente di spicco della comunità ebraica marocchina, che racconta in che modo la casa reale salvò dalla deportazione in Germania gli ebrei che si trovavano nel paese.

Negli anni Quaranta il Marocco era occupato dalla Francia e dal governo di Vichy, il quale chiese a re Mohammed V di consegnare una lista con i nomi di tutti i sudditi marocchini di fede ebraica. Il re si oppose a qualsiasi eventualità di deportazione e di discriminazione, e rispose che non esistevano in Marocco sudditi ebrei, ma solo sudditi marocchini. Mohammed V si oppose non solo non consegnando la lista dei cittadini marocchini di religione israelitica, ma compiendo anche due gesti simbolici. Il primo di questi due gesti fu quello di invitare alla festa del trono negli anni Quaranta una rappresentanza della comunità ebraica marocchina. Il secondo gesto avvenne quando vollero imporre di indossare la stella gialla agli ebrei marocchini. Il re rispose che dovevano ordinarne 10 in più, che era il numero esatto dei membri della famiglia reale, i quali l'avrebbero indossata. Volle condividere di fatto la situazione dei suoi sudditi di religione israelitica, impedendo l'applicazione delle norme anti-ebraiche".

Durante la seconda guerra mondiale gli alleati usarono il Marocco come base per scacciare tedeschi e italiani dal Nord Africa.

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