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ShoAhrte

“C'è una sola cosa che valga in arte: quella che non si può spiegare”
GEORGES BRAQUE

Durante la Seconda Guerra Mondiale, anche le arti furono calpestate al pari degli esseri umani. Per alcuni degli oppressi della Shoah, tuttavia, esse rappresentarono un’ancora di salvezza, malgrado fossero talvolta un buon pretesto per gli oppressori, come avvenne soprattutto a Terezin.
Dopo la Liberazione sono risorte e rifiorite con nuovo fulgore per merito di coloro che hanno voluto ricordare e tramandare la conoscenza delle atrocità commesse.

Oggi, il dovere di conoscere, ricordare e tramandare spetta a noi.


I giovani ricordano la Shoah 2019 / 2020



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Oltre la guerra, oltre la morte

“Per quanto tempo è per sempre?”

“A volte, solo un secondo”.
(da "Alice nel paese delle meraviglie" di Lewis Carrol)

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PRIMA

Combattere l'Arte: il Nazismo vs le Avanguardie

La mostra Entartete Kunst - Arte Degenerata fu allestita nel 1937 a Monaco e riproposta nei quattro anni successivi in 11 città della Germania e dell’Austria, con l'obiettivo di far riconoscere la mostruosità di opere appartenenti alle Avanguardie e sbeffeggiare gli artisti. La mostra ebbe un successo enorme. 

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DURANTE

Vivere e morire ad artem

Ars celare artem est, dicevano i Latini.

Secondo questa locuzione, la vera arte richiede di dissimularne gli strumenti, piuttosto che esibirli. 
A Terezin, andò in scena (è il caso di dirlo) l'arte della dissimulazione, che in quel luogo raggiunse forse il proprio apice.

Non solo a Terezin, però, l'arte si manifestò con tale forza da rendere immortali uomini, donne, bambini, opere e messaggi.

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DOPO

Rinascere con l'Arte

Tornare alla vita attraverso l'Arte. Tornare alla vita insieme all'Arte. E' possibile? Alla luce dei fatti, possiamo dire di sì.

Theodor W. Adorno, filosofo tedesco,  affermò nei suoi Minima moralia che “scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto di barbarie”. Paul Celan, ebreo rumeno di lingua tedesca, sopravvissuto al lager - dove invece morirono i genitori - visse in modo lacerante la sentenza adorniana. Celan aveva fatto del ricordo della Shoah uno dei punti centrali della sua opera, intesa anche come possibilità di salvezza dall’indescrivibile orrore: “La poesia è una scuola di umanità vera: insegna a comprendere l’altro in quanto tale e cioè la sua diversità; invita alla fratellanza e contemporaneamente al profondo rispetto dell’altro, anche là dove questi si manifesta come deforme e con il naso adunco”. L’arte riacquista così un obiettivo: quello della memorabilità (e della responsabilità), del tenere a mente i fatti, del ri-cordare in senso etimologico, cioè rimettere dentro al cuore. Celan non è però solo il poeta della Shoah. Si trovano in lui sia i sentimenti privati, il “piccolo”, sia gli eventi storici trasfigurati, il “grande”.

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OGGI

Inciampare... con Arte

Gli Stolpersteine (pietre d’inciampo) sono un progetto artistico dell’artista tedesco Gunter Demnig, che dagli anni Novanta ha deciso di dedicare la sua vita e il suo lavoro alla memoria di tutti i deportati, razziali, politici, militari, rom e omosessuali, in tutto il mondo.
Di che si tratta?
La pietra d'inciampo è un semplice sampietrino con incisi, sulla superficie superiore di ottone, pochi dati identificativi: nome e cognome, data di nascita, data e luogo di deportazione, data di morte, quando conosciuta. E' collocato sul marciapiede prospiciente l’abitazione dei deportati: da lì sono stati prelevati, strappati ai loro affetti e alle loro occupazioni, per essere deportati e uccisi senza ragione, finiti in cenere o in fosse comuni, privando così i famigliari e i loro discendenti persino di un luogo dove ricordarli. Grazie alle “pietre d’inciampo” tornano ora nelle loro case, con dignità di persone, per essere ricordati.

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Classe 2A Liceo delle Scienze Umane
Classe 2A Liceo Economico Sociale
Istituto d'Istruzione Superiore Giovanni Bertacchi

 Via XI Febbraio 6, Lecco

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