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Immagine del redattoreShoAhrte

L'arte dei cartoon contro il Nazismo: Walt Disney

Aggiornamento: 17 nov 2019

Nel 1941, mentre stava ultimando i lavori per Bambi, Walt Disney fu contattato dal governo degli USA: in vista dell’imminente entrata in guerra, la Casa Bianca voleva sfruttare la sua fama per intrattenere e istruire i militari e per produrre materiale propagandistico. La presenza della Disney nella vita militare fu così intensa non solo grazie ai war insignia, ma anche tramite i cortometraggi istruttivi o di propaganda.

Grazie a queste commissioni governative la Disney superò la forte crisi dovuta all’interruzione dell’esportazione dei prodotti cinematografici in Europa. Questi cortometraggi furono spesso censurati per la loro rudezza e per il loro messaggio psicologico. Altri, invece, furono pubblicati solo sul suolo americano, mentre altri non furono mai pubblicati.

Buona parte di questi cortometraggi sono tutt’oggi disponibili sul web.

Con il proseguire e l’intensificarsi dello scontro bellico, l’umore dei film d’animazione della Walt Disney mutò. Cominciò così un periodo cupo, in cui la guerra entrò di prepotenza nella narrazione, rendendo i cortometraggi, che si allineavano al resto della produzione animata statunitense, veri e propri manifesti di propaganda anti-nazista: era il 1944.

Donald Duck in Nutzi Land

Molti di questi cortometraggi hanno come protagonisti i personaggi secondari della Disney. Ma il personaggio che riscosse più successo in assoluto fu Donald Duck.





CORTOMETRAGGI

Der Fuehrer's Face, originariamente Donald Duck In Nutzi Land (“Paperino nella terra dei nazisti”, dove “Nutzi” suona come “nuts”, cioè “pazzi”), è esempio tra i più validi di produzione di questo periodo e vinse un premio Oscar nel 1944. Emerge da questo cortometraggio tutto il patriottismo americano, che si mescola ad una chiara paura per il conflitto e riproduce gli stereotipi provenienti dal Vecchio Continente.

Il cortometraggio inizia con una banda musicale (che include Hirohito al bassotuba e Mussolini alla grancassa e, sembra, Goering all’ottavino e ha Rudolf Hess come voce) che entra a passo di marcia in un ideale villaggio tedesco (parodiato tramite l’onnipresenza della svastica, delle piante e dei mulini a vento), cantando inni in onore delle virtù naziste. Quando passano vicino alla casa di Paperino, lo cacciano fuori, minacciandolo con la baionetta, per mandarlo a lavorare.

A causa della guerra, la colazione del papero consiste in pane di segatura, caffè di qualità scadente e accaparrato al mercato nero e uno strano miscuglio al sapore di uova e pancetta. La banda gli sbandiera davanti agli occhi una copia del Mein Kampf, per un momento di lettura, per poi entrare a passo di marcia in casa e scortarlo al lavoro in una fabbrica. Appena arrivato, Paperino inizia il suo turno giornaliero alla catena di montaggio: il suo lavoro consiste nell’avvitare le spolette di granate di artiglieria. Mescolate alle granate ci sono ritratti del Fuehrer, che lo costringono ad interrompere il lavoro, ogni volta che appare un ritratto, per fare il saluto nazista. La velocità della catena di montaggio aumenta continuamente e Paperino alla fine non riesce a tenere il ritmo. Per di più viene continuamente bombardato da messaggi propagandistici sulla superiorità della razza ariana e sulla gloria derivante dal lavoro per il Fuehrer.

Dopo una breve pausa di riposo, che consiste in alcuni assurdi esercizi di ginnastica (posizionarsi come una sorta di svastica ed eseguire il saluto), eseguiti di fronte ad uno sfondo finto con dipinte le Alpi, Paperino è obbligato a fare turni straordinari e soffre di frequenti allucinazioni, durante le quali vede granate di artiglieria dappertutto. Solo quando le allucinazioni finiscono e si ritrova nel proprio letto, a casa, negli Stati Uniti, capisce che è stato tutto un terribile incubo. Alla fine, Paperino abbraccia una Statua della Libertà in miniatura, ringraziando di essere cittadino degli Stati Uniti d’America.

In “The Thrifty Pig”, chiamato anche “Blitzwolf”, la storia dei Tre Porcellini viene trasformata in allegoria della guerra in corso. Il lupo cattivo, deliberatamente associato a Hitler nei titoli di testa (“Tutte le somiglianze tra il protagonista e quella canaglia di Hitler sono volute“), indossa l’uniforme da soldato nazista e porta i tipici baffetti.

“Hitler’s children. Education for Death” è la storia di Little Hans, un bimbo nato nella Germania di Hitler, e della sua educazione alla morte. E' la produzione più lugubre del periodo. A stento si riconoscono i tratti caratteristici dell’animazione disneyana: il taglio è più documentaristico che fiabesco, gli ambienti stretti e bui insinuano nello spettatore paura, il lieto fine è inesistente. Certamente la propaganda anti-nazista in questa pellicola raggiunge l’apice, ma lo raggiunge anche il turbamento indotto negli spettatori dell’epoca.

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